ottobit ha scritto:
krunz47 ha scritto:
Ho saldato per anni con quel tipo di cannello, non ci vogliono grossi polmoni perchè ci devi soffiare un filo d'aria, parola di fumatore incallito!
Non occorre mettere a scaldare l'acido di sbiancamento, basta cacciare l'oggetto saldato o il settore interessato, quando è ancora caldissimo, nella soluzione sbiancante, frizzica e fa il vaporino e tutto il borace salta via.
Se avessi saldato quei due pezzi in quella maniera e con quel procedimento, entrambi osceni, il mio maestro orafo mi avrebbe passato attraverso la trafila!!! Sicuramente devi fare ancora pratica.
Bene Krunz, siccome siamo qui per imparare perchè non ci suggerisci tu un buon metodo per effettuare queste saldature?
Magari con un graditissimo passo-passo...
Sempre in prima fila per imparare...
Un caro saluto.
Il passo passo non lo posso fare perchè l'attrezzatura orafa specifica è finita in soffitta circa nel 1982, anno in cui decisi di praticare esclusivamente l'orologiaio, precedentemente facevo entrambi i lavori, poi dopo 15 anni causa la mole di lavoro, lo spazio a disposizione e l'incompatibilità dovuta ai vapori acidi che ossidavano i delicati strumenti orologiai ho optato esclusivamente per le vitine e i bilancieri.
In quel periodo ho eseguito migliaia di saldature, ho imparato in un laboratorio dove si eseguivano riparazioni e manitattura nuova, pezzi unici e anche in serie. Posso quindi spiegare a parole come avveniva la saldatura tipica di un oggetto simile a quello postato da Doppio.
Innanzi tutto i due tronconi vanno rimessi insieme cercando di incastrare il più possibile i fili residui che compongono la cordicella in oro, più sono ben infilati fra loro meglio risulterà il lavoro finale, per fare questo si devono anche sacrificare, se il caso, i fili che non servono e che non combaciano tagliandoli, tanto in oreficeria non si butta nulla!
In quanto alla saldatura non usavo mai quella a filo, difficilmente gestibile, serve solo in rari e determinati casi, usavo sempre quella delle lastrine, ne avevo di diversi colori, bianco, giallo, verde, rosa, rosso, a secondo della lega che dovevo saldare. Con la tenaglietta tagliavo dalle lastrine di saldatura dei pezzettini di varie misure, di uno, due o tre millimetri e li tenevo in scatolette pronti all'uso. Anche le forme variavano, potevano essere quadrate o rettangolari o triangolari a seconda della bisogna.
In merito al cannello ovviamente era a fiato, soffiando nel tubo di gomma stabilivo la potenza e la forma della fiamma interagendo con la manopola di alimentazione del gas. Avevo anche il mantice a pedale che potevo azionare col piede ma ho sempre preferito quello a bocca ritenendolo molto più sensibile, la portata del soffio è essenziale in questo tipo di saldatura. Non mi sono mai sfiatato nel soffiare, anche quando dovevo fare diverse saldature inserie. L'aria che occorre è davvero poca. Con un pò di pratica ci si coordina e ci si diverte pure, scopri quante cose si possono fare con un cannello e con la modulazione dell'aria soffiata. Per scaldare al rosso una fede, normalmente per allargarla al mandrino a mano battendola o ad espansione meccanica e conservare una perfetta rotondità, sono sufficienti pochi secondi soffiando nel tubo con un pò di pressione, non occorre sfiatarsi, l'aria miscelata al gas aumenta notevolmente la temperatura della fiamma.
Una volta fatte combaciare perfettamente le due parti da unire e posto il tutto sul materiale refrattario, ai tempi si usava l'amianto, haimè, quanto ne ho respirato! ma non sapevamo ancora che fosse altamente tossico, comunque scoppio di salute, con un pennellino piccolo spennello il borace dove desidero vada la saldatura, inutile metterlo dove non serve, si va a rischio fusione. Una volta bagnato con il borace, che va usato sempre abbastanza liquido, con lo stesso pennellino prendo dalla scatolina dove tengo la saldatura, già tagliata e pronta a seconda del colore che occorre, un pezzettino e lo appoggio dove voglio che vada a fondere e quindi saldare. Ne posso mettere quanti pezzettini voglio, a secondo del lavoro da eseguire, valutazioni che si apprendono con la pratica. I pezzettini resteranno in loco grazie alla capillarità del borace che in quel momento fa da tenue collante impedendo che i pezzettini di saldatura si muovano adando a spasso.
Apro il contenitore di vetro dove tengo la soluzione acqua/acido solforico in modo sia pronto, prendo il cannello e inizio la saldatura, soffio prima molto piano, vedo come reagisce il tutto e se occorre soffio più forte per allungare e assottigliare la fiamma e aumentare la temperatura, il tutto in sinergia con il pomello del gas. Non colpisco subito la saldatura ma l'oggetto da saldare iniziando a scaldarlo per primo, se la saldatura fonde troppo presto la stessa produrrà una saldatura "fredda" come si dice in gergo e terrà poco o niente. Quando si concentrerà la fiamma sulla saldatura questa fondendo inizierà a scorrere e qui diventa indispensabile usare un attrezzo che altro non è che una barrettina di metallo, solitamente acciaio dolce sottile e appuntito, delle dimensioni degli stecchi di legno usati in orologeria per pulire i fori dei perni o i rubini. Con questa barrettina usata con la sinistra si guida la saldatura spostandola quando è liquida e posizionandola dove occorre e dove da sola non ci andrebbe. Questa operazione è fondamentale, sempre quando si salda la mano sinistra deve impugnare la barrettina, deve diventare un'abitudine, anche se si presume non serva, è indispensabile, poichè la saldatura fusa segue una sua dinamica e va corretta e guidata.
Una volta eseguita la saldatura e se si pensa vada bene si lascia cadere l'oggetto saldato dentro lo sbiancante aperto in precedenza, il grande differenziale termico farà sfrizzicare il liquido e il borace salterà via andando a depositarsi sul fondo. Si lascia l'oggetto in immersione una o due ore, ai tempi andavo avanti saldando per un paio d'ore continue e ammucchiando gli oggetti tutti insieme nello sbiancante.
Quando ho finito con le saldature prendo il tutto dallo sbiancante, che nel frattempo avrà schiarito l'ossidazione dovuta al calore e all'ossigeno, una lavatina in acqua corrente, una asciugata e controllo i vari pezzi, ci sarà da fare altre operazioni con lime e attrezzi vari, si dovranno rimuovere eccessi di saldatura o fare altre operazioni, insomma so dovrà rifinire il tutto secondo occorrenza.
Poi si portano gli oggetti alla poulissoir e li avviene la magia, tutti quei bei monili diventati in certi punti ossidati e macchiati, orribili a vedersi, diventano, con le opportune operazioni a base di spazzole, nuovamente splendenti.
Queste per sommi capi le operazioni da fare per una saldatura. Poi ci sono una infinità di accorgimenti a secondo se gli oggetti montino pietre, smalti, filigrana, manufatti sottilissimi che possono fondere anche con un cerino ma d'altra parte anche questa è un'arte e va appresa cercando di sbagliare il meno possibile perchè alle volte sono guai seri se fai operazioni inopportune e lì non hai possibilità di ricambi!!
Spero di non avere annoiato, la spiegazione è venuta lunga per una operazione relativamente semplice, occorre solo pratica e un buon maestro che ti consigli.
Facendo mente locale, mi è venuta un pò di nostalgia per le saldature, mah, chi sa mai che un giorno vado in soffitta a vedere in che stato è l'attrezzatura orafa!!