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Questo è facile
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MessaggioInviato: lunedì 29 dicembre 2014, 13:54 
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Ma forse ai più giovani risulta misterioso:

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Io ci ho lavorato fino al 1978 ...

Daniele

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Daniele L.R. Marini


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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: lunedì 29 dicembre 2014, 14:34 
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Ah cosa mi hai ricordato! :d
In facoltà c'era un Univac 1100, ricordo che alla fine delle sessioni di programmazione prima di andar via dalla stanza raccoglievo le schede sbagliate per farci i filtri delle sigarettine che mi arrotolavo :oops:
// ocram


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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: lunedì 29 dicembre 2014, 15:20 
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ocram ha scritto:
Ah cosa mi hai ricordato! :d
In facoltà c'era un Univac 1100, ricordo che alla fine delle sessioni di programmazione prima di andar via dalla stanza raccoglievo le schede sbagliate per farci i filtri delle sigarettine che mi arrotolavo :oops:
// ocram


Geniale! io ho cominciato a fumare molto dopo - o meglio fumavo sigari e pipa.
Daniel

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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: lunedì 29 dicembre 2014, 19:48 
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Non è esattamente l'antenato del PC. È una perforatrice di schede. Su ogni scheda si scriveva il codice di una sola riga di programma. Poi si insriva il pacchetto in un lettore e "miracolosamente" il mega computer incominciava a lavorare.

Bisognava anche inserire schede che davano al computer istruzioni su come doveva comportarsi con il programma. Una fatica!

Il mio primo programma nel lontano '67 convertiva non ricordo più che unità in mm di mercurio per leggere il barometro del mio babbo.

Scritto nel lnguaggio FORTRAN. Una specie i linguaggio matematico, con cui la NASA ha programmato i lanci per la Luna.

Daniele

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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: martedì 13 gennaio 2015, 9:31 
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Schede perforate, il CNUCE di Pisa, l'IBM370. Poi, dopo le schede, terminale RTTY con stampante su carta, come una macchina da scrivere, altro che smartphone!
Ricordi di gioventù.

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Pier Paolo


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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: martedì 13 gennaio 2015, 23:26 
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Anch'io ho fatto tempo ad usarlo: Università di Padova, 1982! consegnavi il programma, ossia il pacchetto di schede, e ritornavi dopo qualche giorno a ritirare i risultati del calcolo: Un pacco di carta più o meno formato A3 che poteva arrivare allo spessore di un elenco del telefono. Per i grafici c'erano i plotter a china... :smile:

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Il successo è l'abilità di passare da un fallimento all'altro senza perdere il tuo entusiasmo. (Winston Churchill)

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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: mercoledì 14 gennaio 2015, 0:50 
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Ma nessuno ha fatto il PERT e il calcolo del cammino critico per la ristrutturazione del grattacielo Pirelli alla IBM di Segrate!
Ora te lo fai sul tablet. Tre mes di lavoro mannaggia!
D.

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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: venerdì 16 gennaio 2015, 22:04 
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Al Politecnico di Milano nel 90 era ancora in funzione un mainframe Vax, io ho avuto la fortuna di lavorarci con i terminali monocromatici e i floppy da 8", nella stanza attigua c'erano ancora funzionanti le unità di perforazione e il lettore schede casomai qualcuno avesse avuto il coraggio di lavorare su qualche vecchio programma.
Comunque la programmazione in Fortran fatta a terminale o su scheda era identica, ogni riga aveva 80 caratteri a disposizione, i primi 5 se ricordo bene erano caratteri di controllo, gli altri servivano per scrivere la riga di programma che spesso veniva spezzata su più righe, ad esempio per programmare la stampa di una riga di un tabulato a 132 colonne ti toccava scrivere 3-4 righe di codice concatenate, e solitamente quando provavi a stampare i tabulati sembravano un pollaio pieno di galline, riuscire a incolonnare e incasellare i dati era sempre un problema, idem con l'output a schermo. Il vero macello è che l'editor era un editor di riga, scrivevi una riga per volta e modificare le precedenti era un delirio, quindi scrivevi tutto a mano, inserivi il programma, lo compilavi e poi ti dannavi col debug.
La riga di 80 caratteri era mutuata direttamente dalle schede, ognuna conteneva i famosi 80 caratteri della riga, rappresentati tramite fustellature della scheda.
Anche se l'editor era arcaico lavorare a terminale era vantaggiosissimo, le correzioni erano sicuramente più facili, e poi non rischiavi di mandare tutto a ramengo facendo cadere un pacco di schede, se non le numeravi e cadevano riordinarle era come fare un puzzle composto di migliaia di pezzi tutti uguali tra loro senza avere uno schema di riferimento.

saluti

Giovanni


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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: venerdì 16 gennaio 2015, 23:37 
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gionp ha scritto:
Al Politecnico di Milano nel 90 era ancora in funzione un mainframe Vax, io ho avuto la fortuna di lavorarci con i terminali monocromatici e i floppy da 8", nella stanza attigua c'erano ancora funzionanti le unità di perforazione e il lettore schede casomai qualcuno avesse avuto il coraggio di lavorare su qualche vecchio programma.
Comunque la programmazione in Fortran fatta a terminale o su scheda era identica, ogni riga aveva 80 caratteri a disposizione, i primi 5 se ricordo bene erano caratteri di controllo, gli altri servivano per scrivere la riga di programma che spesso veniva spezzata su più righe, ad esempio per programmare la stampa di una riga di un tabulato a 132 colonne ti toccava scrivere 3-4 righe di codice concatenate, e solitamente quando provavi a stampare i tabulati sembravano un pollaio pieno di galline, riuscire a incolonnare e incasellare i dati era sempre un problema, idem con l'output a schermo. Il vero macello è che l'editor era un editor di riga, scrivevi una riga per volta e modificare le precedenti era un delirio, quindi scrivevi tutto a mano, inserivi il programma, lo compilavi e poi ti dannavi col debug.
La riga di 80 caratteri era mutuata direttamente dalle schede, ognuna conteneva i famosi 80 caratteri della riga, rappresentati tramite fustellature della scheda.
Anche se l'editor era arcaico lavorare a terminale era vantaggiosissimo, le correzioni erano sicuramente più facili, e poi non rischiavi di mandare tutto a ramengo facendo cadere un pacco di schede, se non le numeravi e cadevano riordinarle era come fare un puzzle composto di migliaia di pezzi tutti uguali tra loro senza avere uno schema di riferimento.

saluti

Giovanni



Carissimo Giovanni,
una decina di anni prima le perforatrici erano in un edificio diverso da quello dove erano collocate la stampante ed il lettore di schede. Il centro di calcolo era fuori dalle "mura" del Poli, nella zona Nave/Trifoglio, nel seminterrato c'erano la stampante ed il lettore di schede collegate all'UNIVAC 1100 di Segrate, se non mi sbaglio il terminale VAX era al primo piano.

Per i nostalgici ho trovato questo:

Allegato:
img_Fort.jpg
img_Fort.jpg [ 36.34 KiB | Osservato 6635 volte ]


e da qualche parte devo avere anche una scheda rosa ...ve la ricordate ?

Bei tempi.... :D

ciao

gae

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Quelli che s’innamorano di pratica senza scienza son come il nocchiere, che entra in naviglio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada - L. da Vinci


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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: sabato 17 gennaio 2015, 2:14 
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gae929 ha scritto:
gionp ha scritto:
Al Politecnico di Milano nel 90 era ancora in funzione un mainframe Vax, io ho avuto la fortuna di lavorarci con i terminali monocromatici e i floppy da 8", nella stanza attigua c'erano ancora funzionanti le unità di perforazione e il lettore schede casomai qualcuno avesse avuto il coraggio di lavorare su qualche vecchio programma.
Comunque la programmazione in Fortran fatta a terminale o su scheda era identica, ogni riga aveva 80 caratteri a disposizione, i primi 5 se ricordo bene erano caratteri di controllo, gli altri servivano per scrivere la riga di programma che spesso veniva spezzata su più righe, ad esempio per programmare la stampa di una riga di un tabulato a 132 colonne ti toccava scrivere 3-4 righe di codice concatenate, e solitamente quando provavi a stampare i tabulati sembravano un pollaio pieno di galline, riuscire a incolonnare e incasellare i dati era sempre un problema, idem con l'output a schermo. Il vero macello è che l'editor era un editor di riga, scrivevi una riga per volta e modificare le precedenti era un delirio, quindi scrivevi tutto a mano, inserivi il programma, lo compilavi e poi ti dannavi col debug.
La riga di 80 caratteri era mutuata direttamente dalle schede, ognuna conteneva i famosi 80 caratteri della riga, rappresentati tramite fustellature della scheda.
Anche se l'editor era arcaico lavorare a terminale era vantaggiosissimo, le correzioni erano sicuramente più facili, e poi non rischiavi di mandare tutto a ramengo facendo cadere un pacco di schede, se non le numeravi e cadevano riordinarle era come fare un puzzle composto di migliaia di pezzi tutti uguali tra loro senza avere uno schema di riferimento.

saluti

Giovanni



Carissimo Giovanni,
una decina di anni prima le perforatrici erano in un edificio diverso da quello dove erano collocate la stampante ed il lettore di schede. Il centro di calcolo era fuori dalle "mura" del Poli, nella zona Nave/Trifoglio, nel seminterrato c'erano la stampante ed il lettore di schede collegate all'UNIVAC 1100 di Segrate, se non mi sbaglio il terminale VAX era al primo piano.

Per i nostalgici ho trovato questo:

Allegato:
img_Fort.jpg


e da qualche parte devo avere anche una scheda rosa ...ve la ricordate ?

Bei tempi.... :D

ciao

gae

Ciao, quando ci andavo io avevano spostato i terminali e i perforatori al piano terra della palazzina vicina alle aule F, ci facevamo le esercitazioni di calcolo numerico con il professor Citrini, se lanciavi una stampa dovevi aspettare la fine dell'ora e arrivava un assistente con le stampe, la stampante veloce invece era già stata dismessa , mentre al quarto anno per "analisi strutturale con l'elaboratore elettronico" avevamo accesso a una delle due fantascientifiche aule computer un paio d'ore alla settimana, li c'erano un centinaio di pc dell'IBM collegati in rete con il cavo coassiale, dei 286 a carbonella con sistema operativo MSDos, e un paio di stampanti ad aghi a 132 colonne, i programmi te li facevano scrivere con l' Edlin :wallbash:, se volevi un editor umano te lo dovevi portare da casa. Al primo problema l'amministratore della rete ti formattava il disco fisso, l'anno sostituirono tutti i pc e attivarono un altro paio di aule, ma se non avevi corsi specifici o eri un tesista ti scordavi anche di entrare in queste aule , all'epoca il rapporto era qualche centinaio di pc per 30.000 iscritti ad ingegneria, a dire il vero all'epoca era già un lusso trovare un'aula libera per studiare durante le ore buche e ai primi due anni si era talmente in tanti che si migrava da un'aula all'altra portandosi dietro lo sgabello per non rimanere in piedi, al primo all'inizio dei corsi al Trifoglio eravamo in 780 in un'aula per 500 persone, tanto sapevano che per natale parecchi scappava in altre facoltà o rinunciavano, a Dicembre eravamo 630 e se il treno faceva ritardo ti ritrovavi in piccionaia sullo sgabello.

saluti
Giovanni


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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: martedì 20 gennaio 2015, 10:02 
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Grazie di aver inserito quest'immagine. Pur avendo iniziato la programmazione negli anni 80 ho di misura schivato l'uso delle schede sia a scuola che in ufficio, anche se il Fortran e gli editor di linea mi hanno fatto compania per molti anni. L'altro giorno cercando di descrivere l'ambiente di programmazione degli anni 80 ad un neo programmatore non gli riuscivo a trasmettere l'atmosfera di quei tempi, penso che mostrandogli quest'immagine, forse potrebbe iniziare a cogliere qualche frammento.

Saluti


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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: mercoledì 21 gennaio 2015, 0:34 
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clock71 ha scritto:
Grazie di aver inserito quest'immagine. Pur avendo iniziato la programmazione negli anni 80 ho di misura schivato l'uso delle schede sia a scuola che in ufficio, anche se il Fortran e gli editor di linea mi hanno fatto compania per molti anni. L'altro giorno cercando di descrivere l'ambiente di programmazione degli anni 80 ad un neo programmatore non gli riuscivo a trasmettere l'atmosfera di quei tempi, penso che mostrandogli quest'immagine, forse potrebbe iniziare a cogliere qualche frammento.

Saluti

Ne ho altre, forse dovrei metterle in un'altra sezione ma intanto ELEA 9003 Olivetti del 1957, primo computer a transistor al mondo:


E questo è il CEP Calcolatrice Elettronica Pisana del 1953. L'Italia era veramente all'avanguardia nel calcolo elettronico in quegli anni, ma io ero un bambino ...:


Se volete continuo ...
D.


Allegati:
elea-9003.jpg
elea-9003.jpg [ 46.11 KiB | Osservato 6557 volte ]
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Ultima modifica di danielem il mercoledì 21 gennaio 2015, 11:00, modificato 1 volta in totale.
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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: lunedì 26 gennaio 2015, 17:44 
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Bellissimo.
Occupava mezza stanza.

Saluti.


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Re: Questo è facile
MessaggioInviato: martedì 27 gennaio 2015, 18:35 
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Mi sono accorto che ho postato una foto sbagliata. il CEP è questo:

Allegato:
CEP-2.jpg
CEP-2.jpg [ 63.24 KiB | Osservato 5164 volte ]


E questo chi lo riconosce? (ho mascherato il marchio)
Allegato:
p6060.png
p6060.png [ 646.26 KiB | Osservato 5164 volte ]


E qui lo vedete in azione quando sviluppavo i primi software grafici per CAD architettonico (fine anni '70):
Allegato:
forter-tablet.png
forter-tablet.png [ 724.45 KiB | Osservato 5164 volte ]


D.

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